06 aprile 2018
Contraria alla verità la bugia compare spesso intenzionalmente nella pratica clinica e non è sempre negativa. Possiamo classificare le bugie in questo modo:
• per rassicurante illusione;
• per nascondere la dura realtà;
• per guadagno;
• perché non si sa cosa dire;
• per strategia;
• per ideologia, convinzione acritica o per alimentare la confusione.
Per rassicurante illusione. La più grande bugia, mai pronunciata fino in fondo ma molto diffusa, sostiene che la medicina possa sconfiggere le malattie (tra cui il cancro) e quindi la morte. E' evidentemente un paradosso: la morte (come le malattie) non potranno mai essere sconfitte.
Per nascondere la dura realtà. La "pietosa" bugia viene raccontata bene da Tolstoj ne "La morte di Ivan Ilijc". Il maggior tormento di Ivan Ilijc era la menzogna, la menzogna adottata da tutti, che consisteva nel dire che egli se ne doveva star tranquillo e tutto sarebbe andato bene.
E lui invece sapeva già che sarebbero venute sofferenze ancora più atroci e poi la morte. E questa menzogna lo tormentava; lo tormentava il vedere che nessuno voleva confessare ciò che tutti sapevano, che lui stesso sapeva, e invece si mentiva sul suo orrendo caso, si voleva che anche lui prendesse parte a quella menzogna.
Menzogna, menzogna, suprema menzogna alla vigilia della sua morte...
Questo era il suo maggior tormento. Nessuno aveva pietà di lui, perché nessuno voleva capire il suo stato...
E' ancora attuale la convinzione che dire la verità possa togliere la speranza. In realtà è vero il contrario: negando la realtà, soprattutto in un momento di particolare fragilità come la malattia grave, si falsa la comunicazione e quindi la relazione, che non sarà più vera. L'ammalato a cui viene negato il dialogo è come se fosse abbandonato.
La speranza non coincide con l'illusione. Anche in fin di vita le speranze sono molteplici e non possono essere ignorate: speranza di essere ascoltati, di essere rispettati, di non soffrire, di non essere abbandonati e, infine, di non essere dimenticati.
Per guadagnare di più. I ciarlatani e i venditori di fumo fanno parte della storia della medicina. Sarebbe però troppo facile esaurire l'argomento pensando ai bugiardi come a impostori fuori dal coro. Si possono tacere alcuni dati ed enfatizzarne altri per "dimostrare" che un certo farmaco abbia capacità straordinarie. Forse non siamo nel capitolo della vera bugia, ma quali sono i confini?
A questo proposito è interessante l'articolo "I conti non tornano..." in questo numero di Onco News.
Perché non si sa cosa dire. E' un tipo di bugia affettuoso. La mia mamma, di fronte a qualche dolore inspiegabile nell'infanzia, diceva che era dovuto alla crescita. Il medico che vuole dare certezze anche quando non ci sono, fornisce dati inequivocabili: evitare questo e quello perché fanno male, è necessario "riguardarsi" (cosa vorrà dire?), è indicato un maggior riposo.
Per strategia. Sono piccole bugie, dall'effetto transitorio, necessarie per garantire la buona relazione di cura. Al paziente incontrato in corridoio che chiede se è arrivato il referto del suo ultimo esame radiologico, è meglio rispondere di no, anche se non è vero. E' infatti preferibile programmare il giusto momento per condividere i risultati degli accertamenti piuttosto che discuterli in un luogo e con modalità inappropriati.
Per ideologia, convinzione acritica o per alimentare la confusione. C'è un forte bisogno di affermazioni apodittiche su verità assolute: "La chemioterapia accorcia la vita", "E' stato scoperto un rimedio per guarire il cancro ma viene tenuto nascosto" e molti altri. Basta scorrere qualche pagina di Internet per rendersene conto. Potrebbero sembrare affermazioni innocue, ma sono in grado di aumentare l'ansia e le inquietudini di molte fragili menti